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L’ambigua interpretazione dell’incontinenza

Non si finisce mai di apprendere qualche cosa di nuovo! La lingua italiana certo si presta ad una serie di interpretazioni. Non a caso viene definita una delle lingue più difficili, al contrario di altre regolate da semplici soluzioni. Ci sono infatti alcuni termini che assumono diversi significati a seconda del loro uso. Di recente ho avuto modo di apprendere l’interpretazione di un termine che avevo sempre riscontrato per lo più in campo medico e che rappresentava una situazione fisiologica alquanto fastidiosa. Stiamo parlando dell’incontinenza! In pubblicità è associata ad una situazione disagevole che tormenta chi ha problemi con le vie urinarie. In tali situazioni occorre ricorrere a qualche rimedio. Il classico pannolone, insomma! Se, invece, l’incontinenza viene interpretata nella particolare e suggestiva lingua giudiziaria la questione tende a complicarsi in maniera del tutto anomala e si corre il rischio che se si vuole penalizzare qualcuno diventa scudo per alcuni e proiettile per qualche altro. Scudo per alcuni soggetti che godono di qualche tipo di protezione e per questo se ne avvalgono utilizzando complicità altolocate. Si trasforma, invece, in proiettile per coloro a cui viene, anche indebitamente, attribuito il comportamento incontinente. La questione diventa sorprendente allorchè ci si trova in qualche aula di tribunale e interviene nell’espletamento del giudizio l’assegnazione e la conseguente interpretazione dell’incontinenza. Facciamo un esempio per illustrare meglio la situazione. In un procedimento si trovano di fronte un ladro e chi lo accusa di aver rubato. Ebbene se il ladro è qualcuno che gode di protezioni altolocate e l’accusatore è un semplice cittadino che ha persino le prove del furto e le illustra in udienza, magari dicendo che il tizio ha rubato, utilizzando perciò anche una certa enfasi, ritenendosi danneggiato, si corre il rischio di passare appunto per incontinente e magari anche di essere condannato per questo. In altre parole se si etichetta il ladro come “mariuolo” piuttosto che per “uno che si è appropriato in maniera indebita di qualcosa” il rischio è, al cospetto di un giudice, certamente non equo e sicuramente di parte, cioè a favore del ladro, per l’accusatore di essere condannato per incontinenza. A questo punto il furto compiuto dal ladro passa in second’ordine e magari il ladro è assolto e l’accusatore rischia una condanna per la sua famigerata incontinenza. Piuttosto che ripiegarsi sul merito della questione, alias condannare un ladro per aver compiuto persino un furto del tutto evidente per la chiarezza delle prove, l’attenzione non certo benevola è rivolta a chi il furto l’ha denunciato e ne ha prodotto anche le prove che quello stesso giudice ne ha persino riconosciuto l’esistenza. Non ci credete? Provare per credere! Del resto, così è se vi pare!(lo diceva persino Luigi Pirandello più di un secolo fa)!

Nino Grilli  

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